Mons. Sandro Corradini

 Intervista straordinaria ad un uomo di Chiesa che dedica una parte della sua vita a ricerche in archivio per conoscere più approfonditamente Caravaggio. Corradini è uno dei principali fornitore di documenti agli autori di monografie caravaggesche, ma è anche l’avvocato del diavolo nei di processi d santificazione: ne approfitto, si parla, in esclusiva assoluta, con lui di un argomento spesso considerato TABU’: discutiamo dell’inchiesta propedeutica al processo di santificazione, in corso, di Giovanni Paolo II. Si parlerà ovviamente anche di pedofilia , di fede e del ruolo di avvocato del diavolo. Si discuterà anche se sia giusta oppure no la castità sacerdotale. Non perdetevi questa intervista!

27.04.2010. Monsignor Sandro Corradini, da oltre dieci anni è impegnato in indagini di archivio su vicende che riguardano il Caravaggio. Il frutto del suo lavoro arricchisce spesso le innumerevoli  monografie dedicate a Michelangelo Merisi. Mosignor Corradini ha inoltre un incarico di importanza capitale in Vaticano: è promotore di giustizia della Congregazione per le Cause dei Santi, è in pratica il cosiddetto “avvocato del diavolo” dei processi di santificazione. Tanto per intenderci, se Giovanni Paolo II sarà fatto santo dipenderà soprattutto dal nostro amico.Monsignor Corradini, quando cominciano le sue ricerche in archivio su vicende caravaggesche? “Ho iniziato circa dieci anni fa a dedicare del tempo alle ricerche di archivio in modo continuativo, ma nei ritagli di tempo. Ho voluto ripercorrere tutto il materiale noto e riaffrontare un’analisi più approfondita trovando
nuovo materiale”Come si è trovato ad affrontare questo percorso?“Sono state due circostanze a portarmi su questa strada. Stavo preparando uno studio sull’arredo di Sant Agostino e mi sono imbattuto sulla strana iconografia della madonna di Loreto, la madonna dei cosiddetti pellegrini, sono voluto andare a fondo per vedere come era stata commissionata, da chi, perché, cosa c’era prima, eccetera. Quindi volevo conoscere bene la committenza di certe opere pubbliche. Successivamente, in un codice degli archivi vaticani, trovai una più ampia narrazione del triste episodio dell’incidente con il Tomassoni, che ha segnato un po’ l’ultimo periodo della vita di Michelangelo Merisi”I suoi documenti vengono dunque riutilizzati da autori quali Maurizio Marini e Stefania Macioce tanto per intenderci? “Dal primo documento all’ultimo si possono trovare nell’opera della Macioce. Alcuni documenti,

vorrei precisare, non sono tipicamente caravaggeschi. Per esempio tutto il blocco dei documenti sul Tomassoni è pleonastico per la vicenda di Caravaggio, anche se possono aiutare a capire sul perché si è armata la mano del pittore nei confronti di Ranuccio. Ricordo che non si tratta di un omicidio ma si tratta di uno scontro vivace che portò al grave ferimento del Tomassoni. Non è un assassino Caravaggio, bensì un omicida.  Comunque già prima di me qualcuno a fatto questo tipo di ricerche, non mi voglio pavoneggiare del lavoro altrui. Già un’ampia ricerca era stata fatta prima che iniziassi io. Molte committenze erano chiarificate, però mancava tutta la parte processuale dove il Caravaggio ogni tanto si affaccia a causa della sua natura un po’ vivace. E’ una delle tracce per inseguire il Caravaggio in maniera abbastanza fruttuosa quella di vedere il Tribunale del governatore di Roma. Questo tipo di lavoro l’aveva fatto nell’ottocento solo il Bertolotti e ci si era fermati li. In altri posti come ad esempio a Milano e altrove la ricerca era stata fatta con molta cura”

In quale archivio ha lavorato maggiormente per le sue ricerche? “Ho lavorato prevalentemente negli archivi di Stato di Roma, con il fondo notarile e come dicevo con il fondo criminale del Governatore di Roma. Abbiamo riscoperto cosa era realmente successo, che tipo di pena aveva subito Caravaggio e capire se quell’uscita così frettolosa da Roma aveva uno scopo, e aveva una fine, ovvero se aveva un tempo predeterminato dall’esclusione della presenza in Roma oppure era una condizione permanente”Quanto tempo dedicava giornalmente alle ricerche?

“Gli dedicavo un’oretta e mezza, la mattina lavoro in ufficio. Finito il lavoro mangiavo in fretta e andavo subito in archivio, per starci fino circa alle cinque. Dopo di che dovevo lasciare le ricerche per altri impegni pastorali che ho quotidianamente. Erano praticamente delle toccate e fughe”

Mi parlò un giorno di un certo provincialismo della città di Roma nell’accogliere Caravaggio “Si la vita a Roma non gli fu facilitata dai colleghi di lavoro. Lui stesso aveva un carattere difficile, ma anche la sua frequentazione con le committenze d altri personaggi creava invidia da parte di colleghi in Roma come penso anche altrove. Anche a Napoli successe lo stesso, le migliori committenze se le accaparrava sempre lui, c’era molta invidia”

Quale documento da lei ritrovato ritiene che abbia apportato un contributo significativo? “Si, ma sempre per quanto riguarda le sue vicende biografiche. Dai documenti ritrovati si chiarì la committenza del quadro di Fillide, che si riteneva fatto direttamente per iniziativa di Caravaggio, come per palesare il suo interesse nei confronti della meretrice. Invece si scoprì che fu commissionato dallo Strozzi. La Fillide lo tenne con se sempre fino alla morte, ma poi tornò allo stesso Strozzi per sua stessa disposizione testamentaria. Ma sono stati i documenti nuovi a darmi maggiore soddisfazione, che hanno delineato quasi l’identikit di Caravaggio durante una delle scaramucce in cui fu coinvolto”Lei pubblicò un libro nel 1993 Caravaggio materiale per un processo, ora purtroppo è introvabile. So che lei ha trovato altri documenti. Quando si decide di pubblicare la seconda edizione?

“Mah, si potrà vedere. Comunque sono tanti che possono fare questo tipo di ricerca, io non ho mai sentito l’esigenza di avere un’esclusiva. Per me è un hobby non è una professione”

La professoressa Vodret crede sia necessario una riesamina attenta dei documenti per capire chi fosse il copista del S.Giovanni Battista del Dora Pamphili. Lei parteciperà a questa riesamina?  “Questo è un terreno minato che va riservato agli specialisti che si avvalgono delle moderne tecnologie, non solo a chi ha la possibilità di riesaminare i documenti. Questo è un campo dove non mi voglio avventurare. Quello che è certo è che almeno quattro o cinque artisti si sono mossi attorno al Caravaggio, sia durante la sua vita che dopo la sua morte. Ne è riprova la documentazione del Mancini e le lettere che sono state trovate a Siena. Il Mancini mandava in giro copie del Caravaggio realizzate da artisti coevi o successive alla sua morte. Che ci fossero diversi pittori copisti del Caravaggio è fatto noto, che ci fosse qualcuno in particolare che riuscisse meglio degli altri è però possibile. Non abbiamo certezza che ci sia un’opera a quattro mani, non sembra che lui avesse tanto gradimento a lavorare insieme ad un altro pittore”Ci chiarisce la situazione della grazia a Caravaggio, non fu di fatto mai data, vero?

“Almeno questo sembra. Ho cercato di fare chiarezza. Qualche fonte accenna che era in corso le procedure per la riabilitazione del Caravaggio. Si può ipotizzare che la partenza affrettata da Napoli per riavvicinarsi allo stato pontificio era motivata anche da questa imminente pratica di riabilitazione. Nel frattempo era maturata per gli Giugoli, era maturata per il Longhi, dunque nulla di sorprendente che fosse in via di maturazione anche per il Caravaggio. Stavano per trascorrere i cinque anni, dopo di che lui sarebbe potuto rientrare comunque in Roma. La pratica non ebbe un inceppo, il problema è che gli si è accorciata la vita”

C’è qualche anticipazione che mi può fare su qualche novità? “Si ci saranno delle ulteriori informazioni che riguardano Lena, la donna di Caravaggio. Si sapeva che abitasse dalle parti di Piazza Navona, ma non si sapeva esattamente dove. Ad esempio ci sarà qualche dettaglio sulla vita del notaio Mariano Pasqualoni che voleva portare al matrimonio la stessa Lena. Dai documenti si sa che la mamma non vuole e abbiamo traccia dei lamenti del Pasqualoni che dice ‘ma come non la dai a me e invece la fai frequentare a quel tipo strano, che era Caravaggio? Venuto a conoscenza delle parole del Pasqualoni gli volle dare una lezione ferendolo nei pressi di Piazza Navona a via Agonale di fronte al Senato. Di fatto mi è capitato di approfondire la storia di tutta la famiglia Pasqualoni di Accumoli. L’informazione più ghiotta che sto inseguendo è che alcuni membri della famiglia avessero in casa loro un dipinto del Caravaggio, valutato moltissimo fra l’altro, trecento scudi. Si pensi soltanto che gli altri quadri valevano al massimo trenta scudi. Il quadro sembrerebbe essere del Cristo alla Colonna del periodo romano. Risulta curioso che una famiglia non certa amica del Caravaggio possedesse un suo quadro così importante”

Ritiene giusto che sia così difficile poter entrare negli Archivi Segreti Vaticani per svolgere delle ricerche? “Una selezione è necessaria perché le richieste sono tante e gli spazi sono piccoli. Chi comunque ha prodotto nel passato articoli o libri e ha una lettera di presentazione ha le porte aperte, anche senza possedere una laurea (a me non risulta N.d.r.). Non c’è pregiudizio nei confronti di nessuno. Anche a me, all’inizio del mio percorso universitario mi sbatterono la porta in faccia, nonostante fossi un ecclesiastico” 

Secondo il Susinno, nel periodo messinese pare che Caravaggio venne accusato da Carlo Pepe di dedicare troppe attenzione ad alcuni suoi giovani allievi. Non so quanto attendibile sia questa fonte, resta il fatto che questo è un argomento che è presente anche nella nostra attualità. Ieri Santo Padre ha incontrato a malta le vittime della pedofilia. Che idea s’è fatto di questa vicenda?  “Non è certo un fenomeno nuovo anche se adesso è sotto l’occhio di un’osservazione più attenta e viene un po’ esaltato ed enfatizzato parlando del fenomeno come se investisse soltanto la Chiesa. Il fenomeno c’è ed è molto più grave, ma investe famiglie, investe tante pieghe della società. Questo fa tremare. Le vere vittime sono gli indifesi, sono i bambini e sono le donne, anche se di reati diversi. Sembra che non si voglia arrivare alla verità ma si strumentalizza questi fatti per altri scopi. La Santa sede si è mossa nella misura in cui è stata anche sollecitata a muoversi nella via mediatica. Nella via dell’operatività è stata sempre attiva, anche sotto i precedenti pontificati. Chiaro è che i panni sporchi fino a che si può si lavano in casa. La Chiesa prima di tutto è madre sia delle vittime che dei colpevoli. Dovremmo affrontare seriamente il problema pedofilia in tutte le fasce sociali interessate. Quando nelle famiglie succedono le stesse cose, non è meno grave. Bisognerebbe anche aiutare le mamme a confessare i reati di cui sono a conoscenza. A volte non lo fanno per evitare di sfasciare una famiglia: La Chiesa, certo, deve fare meglio, dipende dai Vescovi e dipende dall’aiuto dei laici”     Forse una parte dei problemi potrebbe essere risolta se non ci fosse l’obbligo di castità per gli ordinati cattolici, non crede sia una repressione contro la natura dell’uomo?

“La Chiesa non obbliga i sacerdoti ad essere celibi, ma sceglie i preti tra i celibi. La scelta del celibato precede il sacerdozio come scelta autonoma. Lei sa perfettamente che ci sono tanti laici che hanno scelto una vita nel celibato, sia con motivazione religiosa che non. La vita nel celibato è un liberarsi dal vincolo per una famiglia ma per voler bene ancora di più il proprio prossimo”

Si ma non ci si può liberare di essere degli uomini, dotati di una sessualità intendo… “Infatti c’è il matrimonio. Il problema che sorge in questo senso non è antitetico ad una vita votata al celibato. Noi purtroppo conosciamo tanta gente che è sposata e che vive queste esperienze. Conosciamo anche tanta gente che è sposata e vive la sua sessualità in maniera differenziata, così può avere queste tendenze verso i minorenni. C’è gente che paga fior di quattrini per andare nei paesi dove è permessa la prostituzione infantile, quelli mica sono celibatari tanto per intenderci… e magari sono anche felicemente sposati in Italia”

I protestanti non hanno quest’obbligo di castità “Si ma non è detto che non abbiano il problema anche se a nessuno interessa metterlo sul giornale. Nella chiesa protestante si ha il problema dei troppi divorzi (di preti protestanti sposati N.d.r.) ad esempio. Dovremmo essere molto più corretti per capire il fenomeno, bisognerebbe investire tutti gli ambiti dove c’è questo abuso dell’infanzia. L’infanzia comunque viene abusata in tanti modi. Quando la televisione, in maniera sconsiderata butta in faccia a questi bambini ogni genere di devianza, non è anche quella una violenza sulla loro crescita? Noi tutti dovremmo essere coinvolti in questo, bisognerebbe capire che il bambino è un vaso delicatissimo che si può rompere nelle nostre mani. Ogni occasione è buona, tutto è provvidenza anche questa enfatizzazione del problema, per prendere coscienza della delicatezza con cui va trattata l’infanzia. Questo ci coinvolge a tutti. Certo noi sacerdoti ne parliamo con disagio perché siamo chiamata ad essere educatori, come lo sono i genitori o gli insegnanti. Purtroppo ci sono persone delle persone con delle devianze che tradiscono principi così importanti, si tradiscono i propri ruoli fondamentali” 

Nell’immaginario collettivo si pensa appunto ad un prete come ad un educatore, non come un semplice essere umano, che può commettere anche degli sbagli. Abbiamo visto che anche nei secoli passati è una concezione errata dal momento che molti prelati, anche al tempo di Caravaggio, si permettevano di fare festini con donne “Bisogno comunque prendere in esame caso per caso. Ad esempio nella vicenda di Alessandro IV (Borgia N.d.r.) bisognerebbe essere attenti alle date. Lui ha avuto dei figli,  è vero, ma nel periodo che non era un ecclesiastico. Tanti Vescovi e tanti Cardinali avevano solo la nomina, in realtà erano solo dei chierici. Non avevano nemmeno fatto il voto di castità, o la promessa di castità, in quella fase ebbero dei figli. Poi, in certi casi, ci sono senza dubbio chi ha queste situazioni anche con l’obbligo di castità”Monsignor Corradini. Si avvicinano a lei solo chi tutto sommato frequenta assiduamente l’ambiente di Chiesa, oppure anche chi è distante da un percorso di fede?

“Gli incontri più fruttuosi sono quelli che incontri con delle problematicità che hanno nella loro fede, un po’ ferita, oppure con chi non ha fede del tutto. Sono i nostri momenti più belli, dove affinano la nostra capacità di dialogo con gli altri. ”

Come fa ad interagire con un mondo sempre più cinico, non credente e incattivito dai disagi sociali. Come interagisce con persone che non hanno fede? “Indubbiamente questo è il problema di ogni giorno, quello di potersi proporre nella maniera più vera. Bisogna essere se stessi, dare grande rispetto all’altro, quindi anche al suo essere non credente, dare più valore ai fatti che alle parole. La gente ha bisogno di autenticità. In riferimento al problema che mi accennava prima io cerco di agire sinergicamente con i genitori che hanno un ruolo fondamentale. Ecco, è molto importante la collaborazione reciproca, che, ad esempio, nei paesi anglosassoni è problematica vista la gelosia dei genitori sull’educazione dei propri figli. Gli altri educatori, vengono considerati delle semplici ruote di scorta dai genitori dei paesi anglo sassoni”Lei in Vaticano investe il ruolo di cosiddetto avvocato del diavolo nell’ambito del processo di santificazione di Giovanni Paolo II

“Si, di tutti i processi di santificazione, non solo del processo di Giovanni Paolo II”

Ci può dire qualcosa su questo sua attività in Vaticano? “Noi non è vero che cerchiamo il pelo nell’uovo, si cerca di lavorare bene senza trovare le scorciatoie nell’arrivare a degli esiti senza aver indagato affondo. Questo però non è solo il lavoro che fa il cosiddetto avvocato del diavolo, io sono il referente di molte persone che operano in questo settore, sono anche il referente di quelle obiezioni che nascono durante l’inchiesta portate da alcuni testimoni. Queste obiezioni non nascono dal nulla, bensì emergono dalla documentazione. Il sussidio della documentazione proviene dalle testimonianze, c’è chi esalta il personaggio, ma c’è anche chi lo critica. Se ci sono degli elementi che qualcuno vorrebbe nascondere allora li si rimette sul tavolo per prenderli nuovamente in considerazione per fare chiarezza. Per ogni causa siamo in nove persone a portare avanti un’inchiesta, io dunque sintetizzo le obiezioni che nascono da quest’equipe giudicante. Questo non è un lavoro che potrebbe fare una persona sola, che farebbe sicuramente male.Quanto tempo ci vorrà ancora per poter scrivere la parola fine all’inchiesta su Giovanni Paolo II?

“Ma sa, ci vogliono i tempi tecnici. Adesso si sta lavorando sul miracolo, si farà prima chiarezza e poi si vedrà. In questa fase facciamo lavorare soprattutto i medici, se loro daranno un parere positivo e definitivo si procederà. I teologi poi dovranno fare un lavoro molto più semplice, si tratta di una verifica sotto il profilo teologico”

Cosa succede a coloro che vengono “bocciati”?  “Sono in tanti quelli che si arenano, chiaramente non se ne parla, anche se non è detta l’ultima parola, se decide di fare un’indagine più profonda le inchieste possono essere riaperte.”Come avete spiegato che Giovanni Paolo II provocava un’intensa commozione alle persone che avevano modo di incontrarlo?

“Si trattava di un uomo che aveva una fortissima personalità. Una personalità che nelle sue movenze, nel porsi con gli altri era da considerarsi un leader. Aveva un certo fascino. Quando anche in passato si incontravano uomini diversi da noi si aveva un’esperienza analoga. Ricordo un incontro con Pio XII, ad esempio. Con Papa Roncalli anche, ti trovavi davanti ad un personaggio di strada, ti dava magari una pacca sulle spalle. Avvicinarsi a Giovanni Paolo II significava invece essere calamitati da un leader, che ti dice non abbiate paura di Cristo. Era una forza interiore che dava espressione al suo modo di fare, possiamo chiamarla carisma. Tutte quelle persone che erano in fila per vedere un cadavere, fra loro persone non credenti venute da lontano, erano persone calamitate da lui. Noi questo fenomeno lo chiamiamo fama di santità”

Scusi ma questo non è opera di Dio? “Certamente, questo carisma è sempre Dio nelle persone, non so se hai avuto modo di avvicinare Madre Teresa di Calcutta, c’era la possibilità di percepire qualche cosa… Quando ero in seminario ricordo di aver incontrato un missionario (Karol Wojtyla N.d.r.), ho ancora memoria fissa di quell’incontro, molti anni dopo me lo sono ritrovato come servo di Dio candidato alla beatificazione. Io, quando ero ragazzo, avevo soltanto avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un soggetto particolarmente dotato di questo carisma, capace di attrarti e di commuoverti per quello che esprimeva con le suo parole, il suo proporsi , il suo imporsi. Questo è quel quid che la gente percepisce. Quando si muove sulle cause ci si muove sulla fama di santità, quando muore un soggetto, stranamente si riempie una chiesa, ma non per l’euforia del momento o per un atto di presenza dovuto, ma poi continua nel tempo. La gente va sulla sua tomba e prega per Giovanni Paolo II. E’ un continuo pellegrinaggio, questo è segno di autenticità”